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Vent'anni tondi

Ti regalerei la mia testa
Lingua: Italiano




Quando sarai con me, quando sarai con me,
quando sarai con me, quando sarai con me,
sarà come tornare a ballare in piazza come vent’anni fa.

Quando sarò con te, quando sarò con te,
non serviranno più lettere,
e anche le parole forse in fondo saranno un di più,
basterà guardarci negli occhi, basterà tornare a vederti,
tieni tuo fratello lontano dai casini,
e digli che passerò io, come vent’anni fa.

Vent’anni tondi che io non dimentico, vent’anni tondi che ora rivendico,
vent’anni son vent’anni, non é un giorno, è la nostra fortuna.

E sarà la festa più grande mai vista,
che tua madre andrà giù di testa,
prepara gli inviti come cura per l’ansia,
e dice a tutti, proprio a tutti, ancora quello che pensa,

e dice: “Abbiamo diritto di urlare, Abbiamo diritto di alzare la voce
se c’è un tribunale divino saremo prosciolti con stretta di mano,
con stretta ed inchino”

Senti quest’aria elettrica,
i fucili sparano in aria,
per oggi sarà festa, da domani si ricomincia
e quello che tu pensi e non dici, te lo leggo negli occhi.
Non ci salverà la musica, non ci basterà la voglia,
una canzone in più, una giornata della memoria,
ci salveremo da soli, ci salveremo da noi,
ci salveremo anche da qui,
dalla parte sbagliata della storia.

E poi faremo tanti bambini che ci confonderemo i nomi,
e per portarli a scuola tutti in tempo noleggeremo un bus.


Vent’anni tondi che io non dimentico, vent’anni tondi che ora rivendico,
vent’anni son vent’anni, non é un giorno, è la nostra fortuna.

Vieni con me, vieni con me, vieni con me, resta con me.

E quando torneranno a cercarci,
ci troveranno sempre sotto gli ulivi,
ancora insieme, ancora una volta,
ancora vivi.

Mi hanno portato in spalla fino al grande cortile in cemento
c’erano tutti, dovevi vederlo, si tenevano per mano
in un grande cerchio e ballavano avanti, indietro, avanti e indietro,
sembrava di sentire il respiro del paese intero.

C’erano anche tre italiani,
si sono presentati, ma non ho capito molto di loro,
ballavano fuori tempo, ma tranquilla, gli abbiamo insegnato per bene.
L’avresti mai detto? siamo diventati anche una scuola di ballo,
roba da Cuba o da Porto Rico...

Mustafa al centro del cerchio sembrava tornato ragazzino,
saltellava su una gamba sola e agitava la sua stampella in aria come un kalashnikov,
sembrava voler mirare alle stelle per colpirle, fermarle,
e far durare più a lungo la nostra festa.

Ma lì ieri sera non c’era buio che potesse fermarci
e anche le luci delle colonie per una volta
sembravano far parte della nostra cornice.
Lì ti ho sentito vicina,
e ho pensato che di questi vent’anni,
sei la cosa migliore che mi sia capitata.



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