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Abbraccio mortale a Gaza

Paolo Rizzi
Langue: italien


Paolo Rizzi

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Per il secondo anno consecutivo il World press photo è andato ad una fotografia dedicata alle vittime di Gaza.

World-Press-Photo-of-the-Year Samar-Abu-Elouf for-The-New-York-Times


Quest'anno è l'immagine di Mahmoud, scattata dalla fotografa Samar Abu Elouf, un ragazzino di 9 anni che, a causa di un bombardamento, ha perso entrambe le braccia.
Lo scorso anno si trattava di Saly avvolta in un sudario tra le braccia della zia Inas Abu Maamar, foto di Mohammed Salem.
La poesia di Pablo Neruda: Abbraccio, mi ha dato le parole per chiudere questo brano col quale vorrei sottolineare quanto la cultura, attraverso il cinema, la letteratura, la musica, la poesia ed la fotografia e l'arte in genere sia una potente arma nonviolenta di denuncia delle violazioni dei diritti umani.

PRIMA FOTOGRAFIA: articolo che racconta la storia della foto che ritrae Mahmoud

Il bambino si chiama Mahmoud Ajjour, ha 9 anni, e non ha più le braccia a causa di un’esplosione che lo ha colpito mentre fuggiva da un attacco israeliano a Gaza, nel marzo 2024: si era voltato per incitare la sua famiglia a correre quando l’esplosione gli recise un braccio e gli ferì gravemente l’altro, che poi venne amputato. Mahmoud e la sua famiglia riuscirono a scappare in Qatar e a ricevere cure mediche nella città di Doha, dove conobbe Samar Abu Elouf. La fotografa, che dal 2021 lavorava da Gaza per il New York Times, lasciò la Striscia a dicembre 2023 per andare a Doha, proprio nello stesso complesso di appartamenti di Mahmoud, e iniziò a documentare i casi dei pochi cittadini di Gaza gravemente feriti che erano riusciti a uscire dalla Striscia e a ottenere delle cure.

La presidente della giuria globale del concorso Lucy Conticello, direttrice della fotografia per M, il magazine di Le Monde, ha motivato la scelta della foto dicendo:

La foto dell’anno è un ritratto di un bambino con una canottiera; è rivolto verso una finestra, su di lui cade una luce calda che disegna un’ombra morbida su un lato del volto. La sua giovane età e i lineamenti delicati contrastano profondamente con l’espressione malinconica. Poi, in un momento di shock, ci si accorge che non ha le braccia. Questa immagine riesce in ciò che il grande fotogiornalismo sa fare: offrire un punto d’accesso stratificato a una storia complessa, e spingere chi la osserva a soffermarsi su quella storia più a lungo.

La foto che ha vinto il World Press Photo - Il Post

SECONDA FOTOGRAFIA

Inas Abu Maamar


The Reuters photograph of Inas Abu Maamar, face buried in the shrouded body of her dead five-year-old niece Saly, was taken days after Israel began its military offensive on Gaza.
It has become one of the most vivid images of Palestinian suffering during the year-long bombing of Gaza, Israel’s response to Hamas’ Oct. 7 attack.
Saly was killed with her mother, baby sister, grandparents, uncle, aunt and three cousins. Since then, Abu Maamar, 37, has also lost her sister, killed along with her four children in an airstrike in northern Gaza.
Abu Maamar has moved three times to avoid bombing, at one point spending four months living in a tent. Today, she is back in her home in Khan Younis, in southern Gaza. Cracks run through the corrugated roof; a shower curtain covers a window-sized hole in the wall.

reuters.com

Altro video che racconta la storia di Saly

Mahmoud nella foto non ha più le braccia
La canottiera bianca è ancorata alle spalle
Lo sguardo lontano è bella la sua faccia
Ha le labbra chiuse e dei nei sulla pelle

È silenzioso ma disse una frase
"Come farò mamma ad abbracciarti ora?"
Sottovoce guardando sua madre
Il cui amore non ha mai misura.

Inas Abu Maamar è piegata
Ha tra le braccia un sudario bianco
Le mani nude la testa abbassata
Il corpo di Saly le accarezza il fianco

È sua nipote di cinque anni appena
Uccisa con la madre ed i suoi nonni
Quella foto mostra a noi la pena
Che pose fine a tante notti insonni

L' abbraccio mortale di Israele a Gaza
È un assedio è un cappio alla gola
Divora i suoi simili come un quadro di Goya
Non ci sono due terre da sempre è una sola.

Neruda scrisse "a volte un abbraccio
È staccare un pezzettino di sé
Per donarlo all'altro affinché
Possa continuare il cammino meno solo

Possa continuare il cammino meno solo

envoyé par Paolo Rizzi - 27/4/2025 - 18:01




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